I traduttori sono i migliori lettori

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Il ruolo del traduttore è sempre stato decisivo per la globalizzazione della cultura scritta. Tutti sappiamo che, come mediatore, è responsabile del passaggio del messaggio dalla lingua di origine, alla lingua di destinazione.

Karvunaki, Traduttrice, Promotrice – Intermediatrice culturale, fotografie de Nikos Mourkogiannis
Karvunaki, Traduttrice, Promotrice – Intermediatrice culturale, fotografie de Nikos Mourkogiannis

E’ sottomesso a due padroni. Come Paul Ricoeur sostiene nel suo libro De l’interpretation: essai sur Sigmund Freud (aux Editions du Seuil, Paris, 1965), il compito del traduttore può essere paragonato al concetto di ‘elaborazione’, con la duplice importanza che Freud gli dà, quando si riferisce alla ‘elaborazione della memoria’ e alla ‘elaborazione del lutto’. Il traduttore riesce a salvaguardare alcune cose, per altre, invece, sa che non ci riuscirà. Questa problematica è stata convalidata nella nostra coscienza in un duplice modo: con una promessa di fedeltà e un sospetto di tradimento. Il traduttore conduce da un lato il lettore verso il poeta e lo scrittore e dall’altro il poeta e lo scrittore verso il lettore. In questo processo incrociato trova il suo equivalente la procedura della traduzione, che può essere confrontata con l’elaborazione della memoria. L’elaborazione del lutto trova il suo equivalente nella traduttologia, la quale in modo non piacevole, ma certamente prezioso, contribuisce in modo ‘correttivo’, portandoci alla rinuncia della perfetta traduzione. Questa rinuncia è ancora maggiore quando si parla della traduzione della poesia, a causa della connessione indissolubile del significato con il suono delle parole, del significato con il significante. Le connotazioni semanticamente implicite della lingua di origine, in qualche modo vagano tra i segni linguistici, le frasi brevi o estese delle sequenze testuali, e difficilmente trovano un equivalente nella lingua di destinazione. Il traduttore ‘approda nei lidi’ dell’ospitalità linguistica nella lingua di destinazione.

La ‘materialità dei segni’ definisce l’essenza della poesia. Qualsiasi cambiamento della materialità – qualsiasi tentativo di traduzione dei segni – comporta l’alterazione del loro status, in particolar modo comporta l’alterazione della loro carica emotiva, e, di conseguenza, comporta l’alterazione dello status complessivo della poesia. Nella traduzione della poesia ciò che chiamiamo trasferimento, è un processo che non può essere una ristrutturazione. La ristrutturazione è la ricostruzione di una forma con gli stessi materiali. Nella traduzione della poesia i materiali sono diversi, la lingua di origine è diversa dalla lingua di destinazione. La traduzione della poesia è quindi una ri-creazione. Più in particolare la creazione di una nuova poesia, con i materiali della lingua del traduttore: un testo corrispettivo, ‘isobaro’, con simili tonalità al testo originale (Nasos Vagenas, Poesia e traduzione, ed. Stigmi, 1989).

Per questo motivo, la traduzione è considerata la lettura più attenta che si possa fare. I traduttori sono i migliori lettori.

Octavio Paz, parlando della traduzione, sostiene: ‘E’ indispensabile l’amore. Devi amare il testo che stai per tradurre. Devi conoscere bene la tua madre lingua e devi avere una buona conoscenza del testo che stai per tradurre. Devi lavorare sodo, avere ottimi dizionari, buona tecnica e ovviamente ispirazione. L’ispirazione non è qualcosa che viene dal cielo, ma da dentro di noi, dal lavoro.

Le affinità elettive con il lavoro del poeta, dello scrittore che stiamo per tradurre, insieme ad un po’ ‘di ispirazione, sono le componenti indispensabili per la buona traduziοne.

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